Lo stalkerware
Non sapete cosa sia lo stalkerware? Non avete mai sentito o utilizzato questa parola? Nemmeno io prima di conoscere l’inchiesta condotta da Irpi media. Con stalkerware si intende una forma di abuso facilitato dalla tecnologia, nella forma in cui una persona installa un’applicazione nel telefono di una seconda persona a sua insaputa. Ciò permette al primo soggetto di vedere le foto scattate, la posizione geografica, le chiamate che l’altra persona fa e molto altro: si tratta insomma di una forma profondamente illecita di spionaggio, che mette a nudo i dati personali e privati di una persona.
Kaspersky
Quella dello spionaggio digitale, è una pratica estremamente illegale e anche immorale, che è però troppo poco dibattuta in Italia e in Europa. L’unica associazione che si sta occupando di indagare questo tema è la russa Kaspersky.
Secondo il rapporto annuale Kaspersky State of Stalkerware menzionato sopra, lo stalkerware è un software commerciale che si può installare segretamente su dispositivi smartphone, permettendo all’abusante di monitorare la vita privata della vittima senza che questa ne sia a conoscenza. Ecco alcuni aspetti chiave sottolineati nel rapporto:
una volta che lo stalkerware viene installato, è possibile accedere al dispositivo abusato da remoto, raccogliendo dati personali: posizione, chat sui social, messaggi, cronologia del browser. Tutto questo avviene senza che la vittima se ne possa accorgere, in quanto l’applicazione è invisibile e molto difficile da rilevare;
i modi più comuni in cui si monitorano le attività della vittima comprendono: la lettura di SMS, il registro delle chiamate, il controllo di app come Facebook, Instagram, Whatsapp, Telegram, è possibile inoltre scattare foto o fare screenshot da remoto;
l’app viene installata illegalmente e senza il consenso della vittima, tuttavia la responsabilità ricade sull’utilizzatore e non sullo sviluppatore;
spesso questo tipo di applicazioni vengono usate nell’ambito di un contesto di violenza domestica o di una relazione abusante.
Il report di Kaspersky specifica come queste applicazioni spacciate come lecite siano in realtà estremamente abusanti nei confronti delle vittime, in quanto strumenti di controllo illegali e pericolosi.
Il contributo di Irpi Media
Vi segnalo subito il primo episodio dell’inchiesta “App spia o stalkerware: quando la tecnologia diventa violenza” .
Qui Silvia Lazzaris, giornalista che partecipa all’inchiesta, fa un commento interessante, sottolineando come la pratica del controllo e dello stalking siano rese più semplici oggi. Il fatto è che queste pratiche sono esistite da sempre, ma in passato richiedevano maggiori sforzi, sia fisici che economici: per stalkerare qualcuno si poteva assumere un investigatore privato o serviva pedinare la vittima. Entrambi i casi demandano un certo sforzo che il controllo da remoto, tramite la tecnologia, non richiede: con gli strumenti tecnologici come gli stalkerware diventa molto più semplice ed accessibile conoscere la sfera personalissima della vittima. La tecnologia sta portando notevoli cambiamenti in quest’ambito.
L’applicazione di stalking investigata da Irpi media si chiama Spyhide e contava 750.000 persone iscritte: nella maggior parte dei casi si tratta di uomini che spiano donne con le quali hanno o hanno avuto una relazione sentimentale.
Confondendo l’amore con il controllo
Come scrivevo sopra, dai dati raccolti da Irpi media risulta che gli utenti vittime siano nella maggior parte dei casi donne che vengono spiate dai loro mariti o ex compagni. Si tratta dunque di una dimensione sentimentale: perché questo viene accettato o quantomeno tollerato? il fatto è che ci sono spesso poche denunce perché questa forma di controllo potrebbe passare per amore. Il mio partner vuole sapere cosa sto facendo? dove mi trovo? con chi sono? cos’ho fatto stamattina? con chi ho parlato al telefono? potrebbero sembrare comportamenti amorevoli perché premurosi. Eppure, spiega Avv. Marisa Marraffino, il confine è proprio tra controllo, che è poi preoccupazione sana e controllo soffocante, quello ripetitivo, giornaliero, che spinge l’abusante a messaggiare o telefonare sistematicamente la propria vittima per conoscere la sua posizione, le persone con cui ha passato la giornata, le attività che ha fatto quel giorno. Quest’ultimo è un comportamento abusante e punibile secondo il Codice Penale da 1 a 4 anni di reclusione.
La perizia forense realizzata sul telefono di Filippo Turetta, rivela che tra i siti visitati il giorno 10 novembre 2023, ci fosse quello relativo ad un software ancora in commercio che permette di monitorare il telefono altrui. Infine, come afferma l’avv. Marraffino, l’ultima forma di dominazione è quella per cui il carnefice decide tra la vita e la morte della propria vittima. è possibile fermarci prima. Prima che si arrivi al punto di dominazione possessiva. Prima della morte.
Per concludere, sulla COP29:
“Il limite di 1,5 gradi è più morto di un morto stecchito"
grazie!!
-M